Vado lento alla deriva, sbattuto fra le onde.
Le navi passano sulle loro rotte già in difficoltà, non si accorgono di uno spruzzo fra gli spruzzi.
Fra una bevuta e l’altra trovo il tempo di godermi il viaggio. Mi lascio baciare dal sole nei momenti di quiete e soffro il freddo dei temporali. Ma il viaggio è lungo, estenuante, io non ci faccio più nemmeno caso. Ci si assesta anche nel naufragio.
D’improvviso spunta un battello e qualcuno mi tende la mano: ci prova, vuol tirarmi su ma dovrei fare uno sforzo anche io…
Sono stremato, penso.
Immerso oramai nella pigrizia della rinuncia. Faccio il minimo indispensabile per respirare e nulla più. Ed è già fatica. La mano tira, ed io incredulo guardo e mi commuovo. Qualcuno si impegna per salvarmi. Forse non lo sa, forse vuol solo star con me.
Ci vuol fiducia, impegno, coraggio, tutte le forze in un colpo di reni, come prima prova. La convalescenza sarà dolorosa, penso ancora, ed incredulo rimango immobile nell’acqua, indeciso, restío, come in un’illusione, fra questa forza portentosa che mi tira via e l’abitudine ad affogare.